Chirurgia protesica del ginocchio: l’importanza della protesi monocompartimentale

Tra le zone del nostro corpo che possono essere colpite dall’artrosi ci sono proprio le articolazioni. Questa malattia colpisce prevalentemente le persone di una certa età, anche se studi hanno dimostrato che la problematica può anche manifestarsi in soggetti più giovani. La malattia non è assolutamente da sottovalutare: questa causa la degenerazione degli strati di cartilagine presenti nell’articolazione e provoca un fortissimo dolore, che può sia manifestarsi sotto sforzo, sia a riposo. Come detto, l’artrosi colpisce prevalentemente le articolazioni e quelle più comuni sono le artrosi dell’anca e le artrosi del ginocchio. In tempi neanche così lunghi, se non trattata, la malattia può portare alla deformità dell’articolazione e ad una conseguente limitazione dei movimenti che in casi molto molto gravi potrebbe diventare permanente. Fortunatamente, al giorno d’oggi, grazie a tanti studi in campo chirurgico, siamo in grado di intervenire con operazioni protesiche mini invasive e protesi monocompartimentali, che riducono notevolmente i tempi di recupero dei pazienti colpiti da artrosi.

Artrosi al ginocchio e possibili soluzioni

Sono diverse le cause che possono portare all’artrosi del ginocchio. Uno dei fattori scatenanti, per così dire, è l’età avanzata: nella maggior parte dei casi, la malattia si manifesta in una età molto avanzata. Ma non sempre. Le cause, infatti, possono anche essere correlate ad uno stile di vita sedentario, oppure a forti traumi subiti, o a problematiche di sovrappeso; insomma, cause che non per forza devono riguardare persone anziane. La gonartrosi, come viene definita l’artrosi del ginocchio, si palesa sotto forma di un fortissimo dolore all’articolazione del ginocchio: rossore e gonfiore si possono manifestare abbastanza presto. Questo fa sì che, in alcuni casi, al paziente è complicato persino muoversi.

Ci sono diverse terapie che possono essere seguite grazie all’aiuto di un esperto, questo a seconda del grado di gravità della malattia in corso: in condizioni di avanzamento meno grave, si può procedere con delle terapie meno invasive, come l’utilizzo di ginocchiere, infiltrazioni periodiche e sedute di fisioterapia. In alcuni casi, se la malattia non è in stato così avanzato, si può ottenere un beneficio sicuramente valido. Situazione diversa, invece, quando la malattia è in stato molto più avanzato: in questo caso si può procedere con un intervento chirurgico.

Nella fattispecie, si parla di un intervento chirurgico mini invasivo, che va ad inserire una piccola protesi nell’articolazione per far recuperare al paziente, la sua mobilità. Una tecnica innovativa tecnica di operazione chirurgica è stata studiata con attenzione dal dottor Michele Massaro, specialista in ortopedia e traumatologia, responsabile dell’unità di chirurgia protesica mini invasiva a Milano, e di chirurgia protesica ortopedica a Bergamo. Grazie alla sua esperienza in questo settore, il dottor Massaro riesce ad aiutare tanti pazienti che soffrono di forme degenerative di artrosi. Si tratta, possiamo esporci, di un vero luminare. Non solo, però, protesi mini invasiva, ma si può parlare anche di una protesi monocompartimentale come soluzione definitiva per i problemi di artrosi del ginocchio. Si parla della sostituzione parziale del ginocchio, con un apposito intervento, che permette di rivestire solo la parte danneggiata del ginocchiolasciando intatti i legamenti e gran parte della cartilagine dell’articolazione.

Come ci spiega il dottor Massaro, questo tipo di protesi è nettamente migliorata nel corso degli anni, questo perché, prevalentemente, sono cambiati i materiali utilizzati per l’operazione: attualmente, si utilizzano materiali di grande qualità. Proprio negli ultimi quindici anni circa, si è registrato un incremento notevole dell’utilizzo di questo tipo di protesi. Difatti, al giorno d’oggi, l’intervento chirurgico che è volto all’installazione della protesi monocompartimentale del ginocchio può essere considerato come una procedura sicura, affidabile e in grado di garantire un successo a lungo termine.

Sono davvero tanti i vantaggi che si possono ottenere da un tipo di intervento di questo tipo. Tra questi, segnaliamo: in primis la conservazione dei legamenti crociati del ginocchio; si tratta di un’operazione minimamente invasiva e quindi i problemi post operatori sono molto minori, sia in quanto a tempi di recupero, sia in quanto a dolore; necessita una ridotta incisione della pelle e una conseguente minor perdita ematica durante l’intervento; si parla di rischi davvero bassi di infezione; una tolleranza immediata al carico e all’esercizio e quindi una maggiore mobilità; dei tempi chirurgici minori rispetto agli interventi tradizionali; la possibilità di ritornare a tecniche convenzionali, per esempio la conversione in protesi totale nel caso, seppur remoto, di fallimento.

Come ci aiuta a sapere il dottor Massaro, la degenerazione artrosica del ginocchio può verificarsi in qualsiasi dei tre comparti che compongono l’articolazione stessa del ginocchio. Due di questi tre compartimenti del ginocchio sono formati dalla parte inferiore del femore e da quella superiore della tibia, mentre il terzo compartimento del ginocchio, quello femoro-rotuleo, inoltre, è formato dalla rotula e dalla parte anteriore del femore chiamata troclea. Si tratta proprio del compartimento mediale, questo è il punto del ginocchio più soggetto all’artrosi. La gonartrosi, invece, si presenta più raramente a carico dei comparti laterale e femoro-rotuleo.

È importante che il medico riesca a parlare col paziente per capire bene dove senta il dolore. L’esperto precisa come sia fondamentale sapere che per poter impiantare una protesi monocompartimentale, l’artrosi deve essere limitata a uno solo dei tre compartimenti del ginocchio. I primi interventi che sono stati finalizzati all’istallazione di una protesi monocompartimentale al ginocchio risalgono alla fine degli anni Sessanta: furono gli ortopedici Macintosh e McKeever a portare avanti i primi interventi di posizionamento di un disco protesico sul piatto tibiale danneggiato. Interventi che diedero una vera svolta. Successivamente, negli anni Settanta, furono i chirurghi Gunston e Marmor ad introdurre la protesi monocompartimentale del ginocchio cementata: venne applicato un semicerchio di acciaio inossidabile sul femore e una pista di polietilene ad alto peso molecolare sulla tibia.

Tentativi rudimentali, considerando che c’era un’alta percentuale di fallimento, ma nel corso degli anni, grazie anche all’utilizzo di nuovi materiali, si riuscì a correggere la serie di errori che venivano commessi e si è arrivati alle protesi che usiamo ai giorni nostri, la quale garantisce un’alta percentuale di riuscita e quindi un intervento soddisfacente.